
Sei mai stato nella Sala dei Cinquecento e hai alzato lo sguardo? Se questo è il caso, avresti assistito al magnifico soffitto della stanza. Tuttavia, potresti non essere consapevole che ciò che è sopra il soffitto è ancora più affascinante. Nel suo romanzo Inferno, Dan Brown descrive le travi di legno che sostengono il soffitto della Sala dei Cinquecento come tronchi d’albero interi tagliati e disposti orizzontalmente e che si estendono per 22 metri da una parete all’altra. Oggi, un ascensore riservato a dipendenti e collaboratori si trova all’ultimo piano dietro una porta blindata a protezione di una delle zone più incredibili e delicate dell’edificio. La porta si apre in uno spazio poco illuminato, rendendo l’atmosfera ancora più misteriosa. Ci sono bulloni, chiodi, gigantesche travi di abete e quercia, giunti, passerelle e odore di legno. Quest’area, situata tra il tetto di Palazzo Vecchio e il soffitto della Sala dei Cinquecento, è comunemente indicata come la soffitta. La soffitta della Sala dei Cinquecento è davvero suggestiva, si può assaporare l’odore del legno vecchio e si ha l’impressione di trovarsi in una foresta artificiale di alberi giganti, pur trovandosi sopra una delle più belle sale del mondo. Nel sottotetto sono presenti due tipi di travi di copertura: grandi capriate di tipo tradizionale, chiaramente deputate a sostenere il tetto, e quelle di disegno insolito, poste ad un livello inferiore rispetto alla prima tipologia, a sostegno evidente del soffitto che reggono. Giorgio Vasari fu certamente l’artefice (con documentati consigli di Michelangelo) dell’allestimento generale della mostra, coprendo grandi capriate di tipo tradizionale, in particolare il soffitto a cassettoni, che egli stesso dipinse durante la sua costruzione a partire dal 1563. La costruzione di una grande sala, voluta dal domenicano fra Girolamo Savonarola, che doveva ospitare le riunioni del Maggior Consiglio (organo supremo della città), iniziò nel 1495, con atto del 15 luglio. La paternità del primo progetto di il sottotetto della sala è attribuito dal Vasari a Simone del Pollaiolo detto il Cronaca nelle sue Vite. Circa settant’anni dopo, sotto la direzione del Vasari, nell’ambito del più vasto programma di ristrutturazione di Palazzo Vecchio avviato dal Granduca Cosimo I de’ Medici, si ebbe lo smantellamento della copertura da parte del Cronaca, l’innalzamento delle mura della grande androne e il rifacimento più in alto della copertura e del soffitto a cassettoni. I lavori condotti da Vasari si estendono sia agli aspetti strutturali che decorativi. Conosciamo i dettagli di queste opere grazie ad antichi documenti: Bernardo, nato da Antonio e Mona Mattea, muratore, e Baptista Botticelli, falegname, furono incaricati di alzare le pareti della sala, sollevare le capriate, murarle, ferrarle, armateli e saliteci sopra il tetto. Hanno anche accuratamente smontato il palco esistente per poter recuperare il legname, chiodi e altra ferramenta, e realizzare il palco con legno secco e stagionato, a seconda del modello e del disegno realizzato da Giorgio Vasari. I lavori sono stati eseguiti in meno di tre anni. Ritratto di Giorgio Vasari Le strutture sono oggi visibili sopra la Sala dei Cinquecento; non sono però tutte del Vasari: importanti lavori di manutenzione a sostegno del sottotetto furono intrapresi nel 1853. I fiorentini credono che nella soffitta si aggiri un fantasma: quello di Baldaccio d’Anghiari. Fu prima al servizio di Firenze, poi tentò di conquistare Piombino per creare uno stato indipendente. Temendo la sua ascesa, Cosimo I de’ Medici ordinò che il suo omicidio fosse eseguito in Palazzo Vecchio, poi ne fece gettare il corpo in Piazza della Signoria (1441).